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  • Writer's pictureAnna

In un meraviglioso giorno di maggio

Oggi è un piovosissimo giorno di maggio di quarantena di fase 2.

Mi sveglio a un’ora improbabile, ovvero non ci penso proprio ad alzarmi subito, e così mi imbatto su Youtube nei Dichterliebe di Schumann interpretati da Jonas Kaufmann ed Helmut Deutsch, un video di pochi giorni fa. Manca il pubblico, perché si tratta di un concerto a porte chiuse realizzato e filmato alla Bayerische Staatsoper in tempo di quarantena. Però è un lavoro offerto con grande cura e professionalità e, grazie alla ripresa video, affiorano tutti i dettagli di un’interpretazione che, a onor di filologia, sarebbe destinata a svolgersi piuttosto in un salotto.

Credo che se fossi stata in platea avrei senz’altro ‘apprezzato’ questo concerto (anche perché sarei stata a. in teatro, b. a Monaco, c. fuori di casa), ma l’averlo seguito a distanza ravvicinata, nonostante lo schermo, mi ha dato parecchio motivo di gratitudine.


Kaufmann parla al pubblico (e non di se stesso, attenzione, ma di Robert Schumann e Heinrich Heine, mica pizza e fichi!) in abiti informali e i suoi occhi, la mimica del viso, il corpo quasi immobile ma vitale e vibrante, i gesti rari e misuratissimi delle mani spargono ispirazione pura e creazione. Deutsch canta con lui, sempre, respira e respira, c’è in ogni istante. Se conosciamo un minimo la storia che questi brani raccontano, o se capiamo il tedesco, possiamo davvero vedere Dichterliebe - il film scorrere negli occhi di Kaufmann.


Realizzo, con un lampo di consapevolezza linguistica, che canta più che ‘a memoria’, canta ‘by heart’! Un'espressione che non ha traduzione letterale in italiano e che calza magnificamente il lavoro (il gran lavoro) di quegli artisti che, facendo davvero proprio ciò che eseguono, lo possono restituire al pubblico con il filtro semplice dell'anima.

Perché, diciamolo, è più facile essere affascinanti e trascinanti quando hai una regia, costume, trucco, un apparato completo che ti trasforma e non ti lascia mai ‘nudo’ di fronte al pubblico.

Ops...qui il pubblico in sala non c’è. Mi verrebbe da dire che siamo a quel livello di nudità che si prova durante una registrazione in studio, ma forse è una nudità due punto zero, quella a cui il mondo dello spettacolo sta provando ad abituarsi. Lo capiremo presto, spero.


Ricapitolando: sono assai grata oggi per Schumann + Heine, Kaufmann + Deutsch e la meravigliosa qualità di chi sa cantare o suonare facendoci credere che sia la cosa più semplice del mondo. Per il grado di ispirazione rilevato, propongo di considerare questa performance un TED.


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